Buongiorno, grazie per questa intervista e per la partecipazione a #GLSummit23. Cosa vi aspettate da questa edizione?
Vorremmo verificare e confrontarci con lo “stato dell’arte” della Logistica e dei Trasporti ( che noi oggi chiamiamo Transpologistica, per l’ormai intrinseca relazione tra i settori) dopo il periodo pandemico e dopo i grandi cambiamenti legati sia agli aumenti energetici che all’invasione dell’Ucraina. Ci aspettiamo di potere presentare alcune novità logistiche che possano rafforzare un settore che in questi anni ha dimostrato di essere davvero una delle colonne della nostra economia.
Se avete già preso parte ad altre edizioni del Global Summit, cosa avete apprezzato delle precedenti partecipazioni?
Siamo stati presenti al Global a tutte le edizioni dal 2000 sino alla pandemia. Oggi ci aspettiamo di incontrare un mercato cambiato, evoluto, più maturo e consapevole di rappresentare una parte rilevante del Pil nazionale. Abbiamo sempre apprezzato la possibilità di incontrare un target selezionato e mirato, opportunità che il Global Summit ci pare abbia sempre saputo offrire con professionalità e costanza.
Trasformazione digitale: quanto influisce la pianificazione e l’esecuzione di un processo di trasformazione e di automatizzazione della logistica e della supply chain sulla competitività delle aziende, in funzione degli investimenti che essa comporta?
Ritengo che su questo tema ci sia ancora molto da fare. È di certo argomento molto dibattuto e affrontato nei dibattiti e nei convegni: vedo pero ancora molta distanza tra quello che in concreto si può fare e le enunciazioni di principio fatte in quelle sedi. Chi deve prendere decisioni in Logistica – si tratti di 3pl, di distribuzione o di logistica produttiva – deve accelerare i processi decisionali, utilizzare dati, informazioni e analisi che solo un vero processo di trasformazione digitale può offrire. Su questo le aziende devono effettuare un cambio di passo concreto: l’alternativa è una perdita di competitività che oggi nessuna azienda si può permettere.
Pandemia, guerra in Ucraina (e purtroppo non solo quella), crisi energetica e alimentare in questi ultimi anni stanno dando un giro di vite all’economia e al business. Cosa sta comportando tutto questo sul settore della logistica e della supply chain?
La Logistica ed i Trasporti (Transpologistica) hanno dato dimostrazione di enormi capacità di reazione in questi anni difficilissimi. Non dimentichiamo cosa eravamo solo due anni fa. L’intero settore ha guadagnato agli occhi di tutti una “dignità” che prima era percepita a malapena dagli stessi operatori del settore. Una “dignità logistica” guadagnata sul campo: oggi sono davvero in tanti – di certo più di 2 Anni fa – ad avere la percezione dell’importanza della Logistica e dei Trasporti; del loro ruolo strategico, della necessità di mettere l’intero settore al centro delle politiche e delle strategie industriali delle aziende. Dobbiamo fare patrimonio di questa nuova – e meritata – percezione e ragionare su filiere di supply chain diverse e più resilienti. Anzi, direi di più: filiere anti-fragili.
Dove la linearità della filiera – viste le esperienze traumatiche di questi anni – deve essere sostituita da una più corta, con alternative di fornitura, strutturata “a stella” con varie possibilità di fornitura, alternative o complementari.
Ciò che i mercati sempre più chiedono è flessibilità, duttilità, capacità di adattare in tempi rapidi i propri prodotti e servizi a richieste ed esigenze nuove e inaspettate. Come aiutate i vostri clienti ad affrontare questa sfida in modo economicamente sostenibile?
La trasformazione digitale non deve essere una concetto accademico, da esibire nei convegni o nelle conferenze di settore. Dobbiamo tutti maturare la consapevolezza che flessibilità, capacita di adattamento, duttilità dei flussi, reazione alle richieste del mercato – sempre nuove e mutevoli – nascono da un approccio serio e soprattutto concreto nei confronti della digitalizzazione. È un processo che va oltre l’introduzione di tecnologie nei magazzini o nei trasporti: non basta più avere terminali in radiofrequenza sofisticati, uso vocale,brandeggiabili, Wms e Tms integrati. Quelle sono innovazioni tecnologiche fondamentali ma sono solo il punto di partenza. Oggi lo abbiamo capito tutti: reagire alle richieste del mercato e in tempi competitivi significa digitalizzare tutta la filiera logistica: numeri, dati, interfacce, app, intelligenza artificiale, business intelligenze, block chain, big data… è un approccio culturale diverso che permette non solo di reagire alle richieste del mercato, ma anche di cominciare a prevederle, organizzando l’intera supply chain con l’obiettivo di divenire anti-fragile e non solo resiliente.
Si è parlato a lungo di resilienza e della necessità per le aziende di adottare ogni possibile strategia e buona pratica in quella direzione. Oggi si sente più spesso parlare del principio di antifragilità, ovvero dell’attitudine al costante miglioramento in funzione dei fattori di stress, volatilità, disordine che sollecitano persone e aziende. Qual è la ricetta antifragile che proponete ai vostri clienti?
In parte ho già risposto nella domanda precedente. Quello che stiamo realizzando oggi con i nostri clienti o con quelli potenziali con cui veniamo a contatto – e vorremmo portare questo approccio anche al prossimo Global Summit – è un cambiamento di approccio: per divenire davvero anti-fragili dobbiamo prendere coscienza di quali sono – o potrebbero essere – le nostre fragilità logistiche.
Solo partendo da questo approccio consulenziale potremmo produrre una passo in avanti concreto: si assume un farmaco soltanto quando si è convinti di essere malati.
E noi possiamo pensare ad un nuovo rapporto tra società come la nostra e i nostri clienti soltanto partendo da li: dalla consapevolezza che anche la nostra logistica richiede di una “medicina” se vuole davvero divenire anti-fragile ed essere pronta agli eventi dei prossimi mesi. Sottolineo mesi, perché – credo lo abbiamo capito tutti – oggi i cambiamenti avvengono con una velocità impensabile.
Insomma: per divenire concretamente anti-fragili bisogna guardare ai propri flussi logistici con occhio nuovo: l’imprevisto è prevedibile